TARANTO E LA SIDERURGIA
QUALE FUTURO PER L’INDUSTRIA IL TERRITORIO, L’AMBIENTE E LA SALUTE
Edizione a cura dell’Associazione Orizzonti
In basso è possibile scaricare gratuitamente il volume.
Gli Etruschi, un popolo per molti aspetti misterioso, iniziarono circa 3000 anni fa, a lavorare il minerale ferrifero in piccoli forni fusori a tino.
Ecco come Diodoro Siculo ci descrive l’attività siderurgica degli Etruschi:
“Quelli che fanno questo lavoro sbriciolano il minerale e lo cuociono in forni eccellenti dove sotto l’effetto di un fuoco potente lo fondono e lo riducono in lingotti di dimensioni ragionevoli, che rassomigliano a grosse spugne. I mercanti li acquistano all’ingrosso e li trasportano dove possono venderli. Impresari acquistano questa merce, la fanno lavorare da una folla di fabbri che tengono al loro servizio e producono in tal modo ogni sorta di oggetti in ferro. Fabbricano, armi, zappe, utensili…”
…si generò cosi un nuovo tipo di ricchezza, infatti dall’attività siderurgica gli Etruschi trassero enormi profitti, trasformandosi da contadini e pastori in esperti metallurgisti e commercianti in ferro…
E’ forte l’analogia con la frenetica attività siderurgica degli Etruschi (ben descritta da molti storici romani), con quanto avvenuto in Italia dal 1950 in poi.
Lo sviluppo della siderurgia costiera è stata fonte di occupazione e rinnovamento, prima con il centro siderurgico “Oscar Sinigallia” di Genova e poi con la creazione nel 1965 dello stabilimento di Taranto.
Occorre fare chiarezza e definire un nuovo corso per la siderurgia tarantina.
Il volume, a cura dell’associazione Orizzonti, ha l’obiettivo di aprire un dibattito con il mondo dell’università, della stampa più illuminata, della politica e dei cittadini interessati.
E’ una raccolta di considerazioni e di opinioni espresse direttamente da ex dirigenti della fabbrica, finalizzata a mostrare i fatti e gli accadimenti sotto un diverso angolo di visuale per fare in modo che non si determini la paralisi dell’intero apparato produttivo nazionale.
Tra le tante cose dette sul caso Ilva, è sempre rimasta inascoltata la voce e la testimonianza di chi dentro il sistema c’era, di chi conosce realmente il sistema industriale-siderurgico in quanto ne ha fatto parte per lunghissimi anni e ne ha le competenze.
Sull’annosa questione dell’inquinamento presente nella città di Taranto, occorre fare chiarezza, squadernando fatti accertati e abbozzando soluzioni realistiche. Ed è questo uno degli obbiettivi della pubblicazione di questo documento. La fabbrica siderurgica di Taranto è ritenuta l’origine e unica causa di tutti i mali che da anni affliggono il territorio, dell’aumento degli indici di mortalità e dell’incidenza delle patologie tumorali.
Nell’ultimo decennio poi, sono disconosciuti i miglioramenti ottenuti attraverso specifici provvedimenti tecnici e gestionali nel Siderurgico, documentati da rilevazioni ufficiali pubbliche.
Sono stati oggetto di valutazioni, gli aspetti ambientali e sanitari legati alla fabbrica che ne hanno condizionato il passato e presente. Il futuro, tuttora ancora molto incerto, è strettamente collegato ad azioni di trasformazioni graduali dei processi, decisioni ed azioni complesse e soprattutto senza perdere di vista la razionalità e la competenza.
Tutto è sospeso pericolosamente
Vi è un detto napoletano che, ahinoi (perché mai lo vorremmo), ben potrebbe riassumere la situazione “mentre il medico studia, il malato muore”.
E’ un periodo di incertezze dove tutto può accadere: un periodo in cui possono essere prese decisioni che possono stravolgere il destino della nostra città; dove è ormai in discussione la stessa sopravvivenza dell’era industriale tarantina. L’incubo ricorrente di quanti temono la chiusura dello stabilimento ex ILVA, ritenuto sino a poco fa il fiore all’occhiello della siderurgia nazionale ed europea, contrasta con il sogno di altri che vedono nella sua chiusura la fine di tutti i guasti su ambiente e salute.
Chi avrebbe mai pensato di mettere in discussione la sopravvivenza del più grande e moderno centro siderurgico europeo, quarto nel mondo?
Quale cammino intraprendere?
Oggi è tutto sospeso: si sente dire di analisi e valutazione di come porre rimedio a una situazione complicatissima, di indefiniti provvedimenti e adeguamenti, comunque necessari e improcrastinabili, per eliminare o quanto meno ridurre gli effetti negativi determinati dalla nota concentrazione di insediamenti industriali localizzati nelle immediate vicinanze della città. Appare giunto il momento delle grandi decisioni, delle grandi scelte a cui nessuno può più ulteriormente sottrarsi.
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