L’articolo della delegazione di Taranto accende una luce sulla situazione attuale della siderurgia nella regione, focalizzandosi sull’amministrazione straordinaria in corso dal febbraio 2024.
Con l’accordo firmato tra Invitalia e Arcelor Mittal Italy il 10/12/2020, il colosso siderurgico ritornò in mano pubblica,questa operazione con un piano industriale di medio termine, volto ad un cambiamento necessario per la sostenibilità ambientale e sanitaria, faceva allora ben sperare nel rilancio della fabbrica e nel prosieguo di produzioni di rilievo.
I fatti, difficili oggi persino da valutare, hanno portato invece ad una diversa e tragica conclusione.
Nulla di quanto promesso è stato realizzato e la fabbrica, con un declino crescente, da quella che era la più grande acciaieria d’Europa, con una graduale chiusura degli impianti si è trovata nell’impossibilità di continuare a produrre sino ad arrivare nel febbraio del 2024, per insolvenza, a ricorrere all’amministrazione straordinaria.
Abbiamo voluto, come associazione Federmanager che raggruppa molti dirigenti vicini alla fabbrica, in questo momento di grandi complessità e di importanti decisioni sugli assetti impiantistici della fabbrica siderurgica, riproporre con una pubblicazione sul sito della nostra Federazione, il piano che già nel febbraio del 2021, a cura di alcuni nostri associati, era stato sviluppato e proposto alle istituzioni e ai media locali (*)
E’ un invito alla rilettura di quel documento e ad una conservazione negli archivi della Federazione.
Il piano fu chiamato “Acciaio invisibile” proprio per rappresentare che gli assetti impiantistici proposti erano volti a dare alla fabbrica un nuovo graduale assetto, diverso e necessario per il rispetto del territorio.
In realtà, non era molto diverso da quanto proposto nel piano di assetto ibrido di ADI del 2020, ma ne prevedeva un ulteriore sviluppo verso un assetto green più spinto.
Sono passati però quattro anni, anni persi che hanno pesato sul futuro della fabbrica, oggi c’è solo da recuperare e trovare le risorse necessarie pubbliche o private che siano.
Nel piano avevamo ipotizzato anche l’utilizzo di impianti ESP (brevetto Arvedi) per una laminazione continua sino al coils ed adesso leggiamo sulla stampa di un possibile interesse del gruppo Arvedi ad investire su Taranto.
Fare piani industriali che non trovano poi sviluppo e realizzazione è il peggior servizio che si può fare oggi a questa fabbrica che invece ha bisogno di concretezza ed investimenti.