Aderire a Federmanager significa alimentare un patrimonio di idee e di valori, condividere una visione, un progetto di società, che vogliamo più aperta, equa e pronta a riconoscere il contributo di professionalità e di esperienza che la nostra categoria ha storicamente assicurato al Paese.
I profondi mutamenti che stiamo attraversando pongono per loro stessa natura un problema di ruolo e di identità. Dobbiamo lavorare insieme per affermare una presenza attiva permeabile al confronto, sensibile alle sollecitazioni che provengono da altri mondi capace di tradurre i buoni propositi in azioni concrete, in strategie di miglioramento della qualità del lavoro, da cui proviene il benessere per ogni civiltà.
La sfera dei diritti non potrà crescere, se non matura la cultura associativa, insieme alla capacità di governance dei processi dell’innovazione e all’abilità interpretativa di fatti ed eventi, che, non dimentichiamolo, ci riguardano in prima persona. La sfida per i sistemi di rappresentanza si gioca su questo terreno del divenire. Se la storia cammina con l’uomo, Federmanager grazie a sempre nuovi apporti, potrà continuare a mantenere la “cadenza” giusta per indirizzare coerentemente quel cammino verso un orizzonte di progresso possibile. Un progresso che parte dai territori e dalla diversità di culture e provenienze che rimangono la nostra principale ricchezza.
Federmanager vuole essere un’agorà che oltre a erogare una piattaforma avanzata di servizi integrati, ha come suo epicentro il manager che sta sperimentando le trasformazioni in atto, misurandosi quotidianamente con questioni vitali: dal rinnovo del contratto, alla difesa di un percorso di carriera sempre più insidiato da nuove forme di precariato e incertezza, alla riforma del welfare e delle pensioni, alla domanda sempre più capillare di formazione permanente, elemento indispensabile per l’aggiornamento dei saperi.
Il fine comune è quello di valorizzare una tradizione di eccellenza, ma nello stesso tempo di facilitare la circolazione di menti fresche, capaci di esercitare la creatività nei processi di innovazione sociale e di far innalzare il tasso di “intelligenza collettiva” che, a vantaggio di tutti, dovrà permeare l’articolato ecosistema in cui ci muoviamo.